10° CONGRESSO NAZIONALE FILTEA 

Presentazione del film "Giovanna" (1955) di GILLO PONTECORVO 

Restauro conservativo promosso da Cgil e Filtea-Cgil Realizzato dall’Archivio Audiovisivo del MovimentoOperaio e Democratico

Curatore MARIO MUSUMECI - Cineteca Nazionale

Cinema; la Cgil restaura il film 'Giovanna' di Pontecorvo e lo presenta il 21/1 a Prato

17 gennaio 2002- Un’iniziativa non usuale per un sindacato, il restauro del film Giovanna, diretto da Gillo Pontecorvo nel 1955, sarà presentata venerdì 18 gennaio, alle ore 12, presso la Cgil – Corso d’Italia 25.
I motivi del recupero di un film importante che da tempo era indisponibile e quindi ignorato e ora torna alla luce, saranno illustrati, insieme al regista, da Valeria Fedeli, segretario generale della Filtea (Federazione italiana lavoratori tessili abbigliamento calzaturieri) e Ansano Giannarelli, presidente dell’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, che hanno realizzato il restauro.
Giovanna racconta la lotta determinata e coraggiosa di un gruppo di operaie tessili contro la decisione dell’azienda di licenziare alcune di loro: esse occupano la fabbrica, iniziando un’esperienza nuova soprattutto per le lavoratrici, per le quali il conflitto con il proprietario si mescola con i problemi che nascono con le loro famiglie e i loro figli; infatti accanto alla solidarietà della città emergono anche insofferenze patriarcali e maschiliste per questa originale iniziativa femminile.
Presentato alla Mostra del cinema di Venezia del 1956, questa prima esperienza narrativa di film a soggetto del giovane regista fu molto apprezzato dalla critica, che parlò di "purissimo film neorealista".
Al restauro del film – salvato e conservato dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico – ha dato un contributo sostanziale la Cgil Nazionale, e hanno partecipato anche il Comune e la Provincia di Prato e Benetton, Gucci e Unipol Assicurazione.
Il prossimo 21 gennaio a Prato - dove il film fu girato - sarà presentata la versione restaurata della pellicola, nell'ambito del 10° congresso della Filtea Cgil, dal titolo "Ricucire il mondo con il lavoro, i diritti, la libertà". Alla proiezione sarà presente Sergio Cofferati. Avrà quindi inizio la diffusione culturale del film.

Un documentario per ricostruire il periodo e i protagonisti

La Nazione 15 Gennaio 2002
PRATO — Per ricostruire il periodo, i protagonisti del film «Giovanna» di Gillo Pontecorvo (soggetto e sceneggiatura di Pontecorvo e Franco Solinas), a Prato è stato prodotto un documentario che risale agli inizi degli anni Novanta. Il regista è Giuseppe Maddaluno. Alla sua produzione hanno collaborato la Camera del lavoro di Prato, la Cgil nazionale, l'Arcat, il Comune di Prato e l'assessorato alla provincia di Firenze, Azione sindacale, il Coordinamento donne Cgil e l'Archivio audiovisivo di Roma. Il documentario raccoglie, oltre a quella di Armida Gianassi, le testimonianze di Pietrino Vannucci, Anna Fondi, dell'ex sindaco Roberto Giovannini, di Lidia Ravera, del regista Pontecorvo, dell'aiuto regista Giuliano Montaldo, della costumista Elena Mannini. Pontecorvo ricorda come nacque l'idea del film (fare con 4 registi di nazionalità diverse altrettante storie di donne, la «parte più emarginata della società») e di come rappresenti sostanzialmente «una storia femminista ante litteram». Un film povero. Tutta Prato si strinse «con generosità», ricorda Pontecorvo, intorno ai suoi protagonisti, dando l'aiuto che serviva. «La cosa principale era trovare delle facce vere, che comunicassero. Abbiamo girato tante feste dell'Unità — ricordava il regista — siamo andati nelle fabbriche. Una delle soddisfazioni più grandi fu quando abbiamo trovato Giovanna (Armida Gianassi): era esattamente quello che cercavamo».
s.v.

 
La «prima» lunedì al cinema Eden
Ci saranno anche il regista e Cofferati



PRATO — E' una signora elegante nei modi. Armida Gianassi oggi ha 66 anni. Sposata, abita a Prato in via Fra' Bartolomeo, ha due figlie laureate e non ha dimenticato le sue origini contadine nel Mugello. Si racconta, seduta sul divano, mentre il marito la guarda con dolcezza: è un legame che viene da lontano. Le sue parole scorrono lente, intervallate da improvvisi sussulti di passione giovanile. E' un volto rimasto fanciullo: il volto che Gillo Pontecorvo, dopo un lungo girovagare alla ricerca di 'facce', scelse per il film «Giovanna». Era il 1956 quando il film fu girato, lei aveva 21 anni.
A lei la parola 'Giovanna'.
«Il film racconta l'occupazione della fabbrica 'La Romita' da parte delle operaie tessili. Una storia di resistenza in fabbrica e allo stesso tempo di emancipazione di donna, anche da un marito metalmeccanico che non era d'accordo con quella lotta sindacale, perché le mogli a quell'epoca dovevano stare a casa e pensare ai figli».
Come avvenne l'incontro con Pontecorvo?
«Fu un pomeriggio. Eravamo a ballare al circolo Rossi. A un tavolino c'erano dei signori 'nuovi'. Osservavano le persone ballare, le scrutavano. Si alzarono, dopo un po', e vennero da me. Mi chiesero cosa facevo nella vita. Poi domandarono se mi andava di fare un provino per un film. Lì per lì mi misi a ridere. Pensai a uno scherzo. Poi mi accorsi che al loro tavolo c'erano anche il sindaco Giovannini, grande persona, e il marito di Anna Fondi. Guarda che fanno sul serio, mi dissero. Finì che accettai e diventai Giovanna».
Lei non ha fatto l'attrice, ma quel film se l'è portato dentro...
«Sì. Perché è una storia che ho sentito mia. Nelle scene, in fondo, non facevo altro che rivivere la mia vita di operaia tessile, sfruttata, sempre in prima fila quando c'era da scioperare, iscritta alla Cgil, abituata a lavorare fin da bambina. Avevo 13 anni quando venivo a Prato, tutte le mattine, dal Mugello. Sono nata in una colonica a Bosco dei Frati. La mia era una famiglia di contadini. Cinque figli. C'era bisogno di lavorare. Mia mamma era terrorizzata a mandarmi in questa città di fabbriche. All'inizio lavoravo alla tipografia Rindi, vicino a piazza Duomo. Mi alzavo alle 5, alle 6 prendevo l'autobus e tornavo la sera alle 8. L'ho fatta per 5 anni quella vita. D'inverno mai vedevo il sole durante la settimana. Vedevo il giorno solo la domenica».
Un'adolescenza durissima.
«Quando arrivavo la mattina a Prato e vedevo i ragazzini che andavano a scuola mi si stringeva il cuore di dolore. Studiare per me era solo un sogno. Mi ricordo Prato come una città dove si lavorava e basta. Poi mi sono sposata, l'ho lasciata, ho vissuto a Firenze, a Verona per quasi vent'anni. Ho rinunciato al lavoro per stare con i figli. E infine ci sono tornata. In fondo le sono riconoscente: mi ha accolto, mi ha fatto crescere, dato da vivere. Però mi ha fatto anche soffrire. Ho lavorato ai telai, agli orditoi. Ho lavorato da 'Corde e cordette' in piazza Mercatale. Però sono riuscita a fare le scuole superiori, la sera, in via Pugliesi».
Dopo tanti anni, è d'accordo ancora su quell'occupazione in fabbrica?
«Eccome. Ho lavorato per anni con il sogno di essere assicurata: in azienda mi nascondevano quando venivano i controlli. Ma sono cresciuta in una famiglia contadina, ho frequentato i frati da piccola. Mio padre è stato purgato dai fascisti, ma ha resistito. E io sono venuta su così. Certo che la rioccuperei quella fabbrica».

di Stefano Vetusti

 Lo sguardo sull'uomo
Incontro con GILLO PONTECORVO

Biografia di Gillo PONTECORVO

Nasce a Pisa nel 1919. Dopo essersi laureato in Chimica si dedica all'attività giornalistica. Corrispondente da Parigi per France Presse, entra subito in contatto con gli ambienti cinematografici francesi collaborando come aiuto regista con Yves Allégret, Joris Ivens. In Italia comincia a realizzare alcuni documentari tra cui Pane e zolfo, del '56 invece l'episodio Giovanna del film La rosa dei venti, il cui curatore è Joris Ivens, gli altri episodi sono diretti , oltre che dallo stesso Ivens, da Cavalcanti, Viany, Gerasimov, Bellon, Vuo Kuo Yin. Il 1957 è l'anno del suo primo lungometraggi, La grande strada azzura, con il quale si aggiudica un premio al Festival di Karlovy Vary; il 1960 è l'anno di Kapò, un dramma ambientato nei campi di sterminio nazisti, nel 1966 con La battaglia di Algeri vince il Leone d'Oro a Venezia e nel 1967 il Nastro d'Argento. Insieme a Solinas, nel 1969, gira Queimada, interpretato da Marlon Brando, dove vengono descritti gli orrori del colonialismo e la rivolta dei popoli oppressi; a distanza di 10 anni, nel 1979, realizza Ogro, ricostruzione dell'attentato a Carrero Blanco da parte dell'ETA, in cui emerge uno straordinario Gian Maria Volonté. Nel 1992 riprende il tema del colonialismo con il documentario Ritorno ad Algeri, girato per la Rai, in cui analizza le mutate condizioni della città 25 anni dopo il film. Nel triennio 1992-94 è direttore della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia ed è uno dei promotori, durante la 50ª edizione nel 1993, della Assise Internazionale degli autori e della nascita dell'Unione Mondiale degli autori. Da qui, quindi, grazie anche al suo impegno, Venezia diventa la capitale mondiale degli autori cinematografici

Gillo Pontecorvo

FILMOGRAFIA

Missione Timiriazev (1953)
Porta Portese (1954)
Festa a Castelluccio (1954)
Giovanna (1955)
Cani dietro le sbarre (1955)
La grande strada azzurra (1957)
Pane e zolfo (1959)
Kapò (1959)
Paras (1963)
La battaglia di Algeri (1965)
Quemada! (1969)
Ogro (1979)
L'addio a Enrico Berlinguer (1984)
I Corti italiani (1997)
Nostalgia di protezione (1997)


Torna indietro            Torna a Chaise Longue               Home Page Cgil Firenze